Destini

Dobbiamo di nuovo guadare il fiume, ma poco prima del ponte distrutto una tappa, un tenero regalo: troviamo Mazuru, una bellissima ragazza Tutsi di 13 anni, alta, elegante, dignitosa. Ha camminato per cinque giorni per scappare da Kigali, senza mangiare, senza acqua. Non mi lascerà per tutto il resto del viaggio. Ci separeremo solo a Byumba, ultima tappa prima del confine con l’Uganda. Lei non potrà venire con noi, sta bene, non necessita di cure. Che strazio salutarla. Vuole seguirmi, la sua mano non si stacca dal mio braccio, che fatica trattenere le lacrime, ma devo essere forte, non voglio che mi veda piangere. Lei non sa delle autorità svizzere, dei visti e dei permessi di entrata, delle difficoltà burocratiche.

- Mazuru vorrei averti con me ora. Mariapia ed io ti chiamavamo “colomba”, “ramoscello d'ulivo”. Masuru, mi era più facile essere lì con voi, tornerò presto. Ora le mie mani sono vuote e voi avete bisogno di tutto: cibo, medicine, vestiti. Ho tanti amici qui, vi aiuteranno, tornerò presto. Spero di ritrovarti -.
Non come Anna … la mia piccola dignitosa Anna. L'ho incontrata a Byumba, eccezionalmente il colonnello Kalimera, medico, me l'avrebbe affidata per diagnosticare la qualità del suo diabete. Era ammalata, piccola, forse sarebbe stato più facile con le autorità svizzere; intenerirle almeno un pochino. Ma Anna, al mio ritorno a Byumba, dopo quel viaggio a raccogliere feriti, non c'era più. Cinque giorni di attesa sono stati troppi per lei, dal suo orecchio non sgorga più pus…



Siamo ancora a poco prima del ponte: un'altra bambina, sei - nove anni, chissà? Non ha nome, non cammina, non parla. È anche lei con noi. Ci vuole più tempo per attraversare il fiume, ora hanno posato dei tronchi, siamo più numerosi, abbiamo Fatima con noi. Ma dall'altra parte, anche i prigionieri sono di là ora, sono puliti, quasi tutti hanno una camicia rosa, i bambini già corrono. Arrivano i pullman a ritirarli. Cantano, sono felici per la libertà ritrovata.