Nyanza

Per raggiungere la missione di questa città abbiamo attraversato campi di battaglia, visto cadaveri sulla strada, vestiti insanguinati, case sventrate, guadato il fiume Kaguan (era notte per fortuna, il colore del sangue non lo si è visto) perché il ponte era stato da poco distrutto. Ore e ore di massacrante viaggio su strade inimmaginabili, le scorte dell’F.P.R. sempre a proteggerci, momenti di disperazione, di villaggi squarciati, di battaglie vicine. Ci dicono che è molto rischioso arrivare fin là. Ma noi siamo determinate e vogliamo continuare, continuiamo. Dobbiamo ad ogni costo raggiungere la missione gestita dai padri rogazionisti, renderci conto personalmente della situazione. Ma il ponte è distrutto. È qui che il generale Paul Kagame, un Tutsi bellissimo, assomilgia a Gandhi giovane, 37 anni, alto, ci fa la prima sorpresa.
È notte, una meravigliosa notte africana, magica, stellata, mi sento protetta dal cielo. Lontano, i lampi dei mortai su Kigali, la capitale. Il solito contrasto, la lotta tra il bene e il male spinta agli estremi: da una parte l'amore, la dolcezza, la gratitudine di quelli dell’F.P.R., dall'altra…
Paul ci attende, vuole salutarci, ringraziarci per essere lì. Aveva già conosciuto Mariapia durante una sua precedente missione, quando lei, malgrado tutti la sconsigliassero, tutti i divieti, tutti gli intralci, tutti i bastoni tra le ruote, tutti scappassero dal Ruanda (sacerdoti, suore, missionari, Croce Rossa, medici, ambasciatori), fece di tutto per riportare in Italia Amelia Barbieri e i suoi 50 orfani.