Nobiltà di spirito

Il Ruanda era pieno di orfanotrofi già prima del 6 aprile 1994. Ora ce ne sono molti di più. Dove prima venivano accolti 100-150 bambini, ora ce ne sono 600-1000.
Ogni locale accessibile la notte diventa dormitorio, 





dormono sul cemento, poche le coperte disponibili. Non si può camminare lì dentro, non c'è più spazio.
In un locale ho visto bambini dormire seduti. Grappoli umani che dormono.
Riescono a dormire anche in quelle condizioni, non piangono, tossiscono tantissimo. Sono formidabili i bambini del Ruanda. Quelli che non moriranno di malattia (tifo – colera- malattie intestinali – bronchiti - che condizioni quell'acqua!) saranno uomini forti, futuri messaggeri di pace.
Siamo ancora a Nyanza. La Chiesa di Cristo Re è intatta (una delle poche non sventrate). È abbastanza vicina all’orfanotrofio. Torniamo alla missione. Questa volta il sacerdote e il medico bianco sono più disponibili, ci offrono il caffè, ci parlano dei loro problemi: non hanno acqua, non hanno quasi più benzina per andare a prenderla, avrebbero bisogno di una scorta, non hanno bambini feriti.
Ci parlano di Illuminata Rumi, una ruandese Tutsi che vorrebbe raggiungere il marito in Italia. Ma perché la sera prima non ci hanno detto di lei? Perché non ci hanno detto di Fatima ferita all'ospedale? Scattiamo foto, tante. Speriamo riescano. Col dottor Mussi precedo Mariapia e la scorta all'ospedale. A Lugano un sacerdote, che fino ad aprile era missionario in Rwanda, dirà che a questa missione non hanno più veicoli, li hanno rubati, distrutti. (Ma io lì, li ho visti, la jeep, anche una camionetta…).

Qui carichiamo la prima ferita, Fatima, 26 anni, che ha visto il suo braccio destro staccarsi dal corpo, divorato dalla cancrena per un colpo di granata non medicato. Soffrirà tantissimo durante il viaggio di ritorno, ma non l'ho vista piangere, abbozzava sorrisi. L'altra, una ragazzina, non me la sento di prenderla: “Gabriella” dice il dottore “se questa non la prendete morirà; è stata per due giorni ficcata in un gabinetto, è paralizzata con probabile frattura del femore”.
Ripenso al viaggio allucinante percorso per arrivare qui, dobbiamo ritornare per la stessa strada sterrata, guadare nuovamente il fiume; tutte quelle buche che fanno sobbalzare i veicoli: questa non ce la farà, già per Fatima sarà un calvario, ma a Nyanza ha lasciato una figlia, vuole tornare guarita.

L'ospedale è pulito, ma manca quasi tutto. Maria Pia promette, che se riuscirà ad organizzare una quinta nave della pace, provvederà a farla rifornire di materiale sanitario, strumenti chirurgici ed altro ancora.

  • Mariapia non lasciarti scoraggiare dalle difficoltà incontrate sia prima che durante la missione, non pensare al tuo rientro a Roma… Ancora puoi andare oltre le sterili polemiche che hanno lo scopo di fermare la vera azione. Guarda quelle mani più o meno anonime che comunque ti hanno sostenuta. Ancora devi lottare, la nave l'hai promessa, è un'urgenza, un'emergenza. Riuscirai a portare anche questa. Ricordi quando siamo arrivate a Kampala, esauste, distrutte, lacerate? I bambini erano con noi, ricordi? Mi hai stretto la mano e mi hai detto “Ce l'abbiamo fatta!”.