Contrasti, ferite profonde


Da quattro giorni siamo in viaggio, ma i bambini dove sono? Dove sono quelle agghiaccianti testimonianze viste alle televisioni? La vallata è meravigliosa (siamo in zona montagnosa) la vegetazione abbondante, rigogliosa, generosa, l'aria è pulita, il cielo limpido come mai da noi…
Ancora pochi chilometri ed ecco la prima lunga, interminabile fila di profughi. Ci fermiamo tra loro, ci guardano attenti, allibiti, poi subito alcuni sorridono e il sorriso è amore, semplicità di cuore.
Esito a scattare le prime foto, le ultime parole di un sacerdote di casa sul portare la sofferenza in immagini sono presenti nella memoria. Ma più proseguo, più il dramma si intensifica, più la ferita di quest’Africa diventa profonda, più la volontà di tornare con testimonianze per denunciare e sensibilizzare prende il sopravvento, e quelle parole sentite si attenuano e tacciono. Altre figure si accostano, gli amici di casa, quelli che mi porto dentro e a cui ricorro nei momenti di angoscia, di scoraggiamento. Una figura soprattutto si affianca, un punto di luce che avidamente interiorizzo e a cui resterò aggrappata per tutto il resto del viaggio, presenza, “trait d’union” con il Divino, grazie.